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#thelma_winery

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Bianchi

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  • 23 agosto 2006. Da quel giorno, nulla fu come prima. Il vino bandiera del Friuli non poteva più chiamarsi Tocai, dopo decenni, secoli. Ora è diventato semplicemente Friulano ma l’uva, imperterrita, si chiama ancora Tocai friulano. Esempio della tenacia dei friulani che, malgrado il cambio di nome, non hanno smesso di produrlo, berlo, amarlo. Amarlo come si fa con quel figlio che parte per un viaggio e che poi rimane a vivere lì, lontano da casa.

    Nei momenti di nostalgia il friulano è il vino da stappare. Giallo carico, pieno, al naso esprime la sua gioventù con note di mandarino maturo, gesso, la sabbia della spiaggia ma anche timo, dragoncello, erbe aromatiche. In bocca ritorna quella gessosità che si confonde con sapidità ma non tradisce la sua abituale morbidezza glicerica. Solo leggermente amarognolo.

    Il suo partner ideale sul tavolo sono i fiori di zucca fritti con ricotta.

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  • Omonima di decine di altre uve in Italia e nel Mondo, questa è la Malvasia istriana. Per arrivare in Friuli ha fatto un viaggio, un viaggio lunghissimo.

    È partita nel 1300 dalla città di Monemvasia, in Grecia, è salita a bordo delle navi veneziane, di ritorno dalla IV crociata verso la Terra Santa e ha percorso il Mare Ionio e l’Adriatico per approdare in Venreto. Lì, si è fatta conoscere dai veneziani, che si sono innamorati di questa uva straniera che produceva vini stupendamente eleganti, sinuosi e freschi. Il fascino dello straniero? Forse.

    O forse semplicemente la magia dell’ uva che riesce a sentirsi a casa anche in luoghi diversi, anche a centinaia di chilometri di distanza. Un po’ come chi viaggia che scopre che in fondo, spesso, basta poco per affezionarsi alla nuova casa.
    Giallo paglia, brillante come il sole della Grecia, esplode al naso con un agrumato da cedro, verbena e foglie di alloro secche che si uniscono a mandorle bianche, fresche.

    In bocca è piena, sinuosa, accogliente e fresca, viva, giovane.

    L’acidità chiude il sorso con eleganza lasciandosi alle spalle una scia marina che ci riporta in Grecia, dove è partita.
    Beviamola con un piatto di spaghetti alle vongole.

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  • Visitare il Friuli significa riempire la memoria del telefono di scatti di ponti, paesaggi, spiagge, colline e montagne. Visitare il Friuli significa incontrare la Ribolla, un vino che da queste parti è conosciuto da 300 anni. Un vitigno che ha saputo evolversi, adeguandosi alle volontà di chi lo coltiva: spumante, fermo, macerato, dolce. Noi lo vinifichiamo in acciaio, pressatura soffice e batonnage per estrarre struttura da un’uva che dà il meglio di sé in acidità e sapidità.

    Ci sono occasioni in cui il vino non deve essere il protagonista della serata, ma piuttosto le persone che lo bevono. In quei momenti versa ai tuoi ospiti la nostra ribolla, giallo chiaro. Tra una chiacchiera e l’altra buttaci il naso dentro: lime, zagara, citronella, buccia di limone. Eleganza. E poi assaggiala, il suo corpo è leggero, citrino e ha una strepitosa bevibilità.

    Abbinalo a del pane e burro con pesce crudo, rigorosamente senza limone, come delle tartare di pesce spada, tonno, ricciola, orata.

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  • Il Sauvignon ha il passaporto completo, ogni pagina è timbrata dai tanti Paesi in cui lo troviamo. Dalla Nuova Zelanda alla Francia, dagli Stati Uniti al Friuli. Non dappertutto si trova così bene come qui, da noi. Il clima è quello giusto: freddo e caldo che ne esaltano l’aromaticità.

    Le mode passate, i cloni di una volta, quelli della “pipì di gatto” per capirsi, ormai non ci sono più. Il nostro sauvignon è un concentrato di frutta: pesca, albicocca, melone con qualche foglia di salvia e erba medica. Elegante, non eccessivo. Discreto, non ruffiano. Prima di assaggiarlo concentrati sul profumo di risacca, di bassa marea. È una serata, a piedi nudi, sulle coste dell’Adriatico. In bocca è pieno, di corpo e chiude acido e bilanciato.

    Il classico abbinamento sarebbe uova e asparagi ma perché non cuocere del riso e prepararsi un’insalata con gamberi e maionese? La soddisfazione sarà ancora più grande.

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Simone