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Vai in giro per il mondo e chiedi un cabernet: ti serviranno un cabernet sauvignon.
Entra in un’osteria in Friuli e avrai il Cabernet Franc. Le sfumature del linguaggio, l’omonimia, la tradizione, raccolte in una parola a cui non serve aggiungere altro.
Che “Franc” stia per franco, nel senso di schietto, o piuttosto denoti origini francesi non importa. Anche questo vitigno, dopo aver viaggiato, ha trovato in Friuli persone capaci di accoglierlo e condurlo verso la maturità. Con noi, l’uva di cabernet franc diventa un vino rosso rubino che al naso non si lancia verso il classico peperone, soltanto in sottofondo, ma spazia dal lampone allo sciroppo di ribes fino ad arrivare al pomodoro cotto. Una particolare caratteristica è anche un lato etereo, curioso, quasi di smalto. In bocca è come ti aspetti che sia: tannino delicato, leggero, facile. Quello che ti aspetti ordinando in osteria “un taj di cabernet, par plasé”.
Il suo abbinamento perfetto è semplice, rustico, tradizionale. Per una volta dimenticati il calice, chiedi di versartelo in un bicchiere da osteria e fatti portare, avvolto in un tovagliolo di carta, un panino col salame.
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Per viaggiare devi conoscere le lingue. Così si dice.
Conoscere una lingua vuol dire cogliere anche le sfumature di pronuncia. Suoni diversi per parole identiche. In Friuli la “t” di Merlot si pronuncia, con vigore. L’origine del nome è francese? Pazienza. Come per altri vitigni anche il Merlot ha trovato in Friuli mani sapienti che l’hanno adottato.
Rosso rubino cupo, fitto. Al naso punta forte sul lato morbido con cacao dolce, confettura di mirtilli, cioccolatini “tipo Mon Chéri”. Anche in bocca è evidente il cioccolato fondente e hai dei tannini vivacissimi, allegri, che contrastano l’affascinante rotondità fruttata.
Per un vitigno così internazionale ci vuole un piatto che troviamo ovunque. Uno di quei cibi che piace a tutti. Siediti comodo, spalanca la bocca e addenta il tuo succoso american cheeseburger, qualche patatina e un gran sorso di Merlot.
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